Diversi Paesi europei stanno iniziando a ridurre gli incentivi per i veicoli elettrici. È una tendenza che si applica per lo più ai mercati più maturi, principalmente nell’Europa settentrionale e occidentale. In altri Paesi (fra lui l’Italia) gli incentivi devono ancora produrre i loro effetti in termini di elettrificazione del circolante.

Il problema, però, non è tanto la mancanza di incentivi, quanto la mancanza di disincentivi. Bastone e carota, secondo il principio “Chi inquina paga”.

Gli incentivi sono fondamentali per fare partire il mercato, ma una volta raggiunto un certo share vengono vanno ridotti o eliminati. In Italia il problema degli incentivi è che sono mal disegnati, bassi rispetto al costo del veicolo, hanno avuto un destinatario sbagliato (non le flotte aziendali) o un tetto di acquisto troppo basso”, spiega Elena Lake di Electric Fleet National Lead di Transport & Environment, che ha messo a confronto il trattamento fiscale del comparto automobilistico di 31 Paesi.

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La Polonia, l’Italia e altri Paesi in ritardo sull’elettrificazione hanno un sistema di tassazione delle autovetture piuttosto piatto, che rende difficile per creare una differenza di prezzo tra EV e ICE, se non con incentivi massicci. 

I PAESI SOLO BONUS E NIENTE MALUS

In Francia il governo ha dato priorità agli incentivi per le vetture elettriche, e ad una tassazione più favorevole per le BEV. Come risultato di queste iniziative, la Francia ha visto un aumento delle vendite di EV e le emissioni medie di CO2 si sono ridotte.

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La Germania offre alcuni fra gli incentivi più alti per l’acquisto dell’elettrico. Inoltre le autovetture aziendali beneficiano di diversi vantaggi fiscali. Non sono invece previsti “malus” per gli ICE. La Germania ha visto un forte aumento delle vendite di veicoli elettrici, e ha già raggiunto il suo obiettivo di un milione di EV registrati prima della fine del 2022.

CHI PUNTA SULLE TASSE

La Norvegia ha la più alta penetrazione di veicoli elettrici al mondo ed è un grande esempio di come la tassazione può essere utilizzato per stimolare l’adozione dell’elettrico. Il governo norvegese ha applicato diverse misure, tra cui la riduzione della tassa di immatricolazione, (esentando i veicoli elettrici dalla tassa di circolazione annuale, e offrendo una riduzione dell’imposta sulle vendite EV.

I BEV costituiscono l’80% delle nuove immatricolazioni nel paese nel primo metà del 2022 e la Norvegia ha ridotto i suoi incentivi negli ultimi due anni.

Il caso norvegese è un unicum, ma anche altri Paesi europei hanno preso sul serio una politica di tassazione. In Olanda il principale motore per l’implementazione dei veicoli elettrici è stata la grande tassa differenziale tra EV e ICE, soprattutto in acquisto e tasse proprietà e nella tassazione dei fringe benefit. In Belgio gli EV sono di gran lunga la scelta più vantaggiosa in termini fiscali soprattutto per la minor deducibilità delle auto aziendali inquinanti.

IL CASO ITALIANO: NÉ BASTONE NÉ CAROTA

L’analisi di Transport & Environment (T&E) fa emergere il quadro di un sistema di tassazione italiano sostanzialmente slegato da ogni politica di riduzione delle emissioni di CO2, per lo meno nel confronto con i principali Stati europei. 

L’Italia è fra i Paesi più conservatori nelle politiche sull’elettrico. Anche Paesi “minori” generalmente non associati alla transizione a zero emissioni come Portogallo, Romani e Slovenia ci superano in termini di elettrificazione.

Il risultato chiarissimo lo si vede dai dati sulle immatricolazioni: solo in Italia le vendite di auto elettriche sono in costante calo.

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Commenta Elena Lake: “Le tasse italiane non seguono neppure un criterio di equità poiché non penalizzano abbastanza le auto di nuova immatricolazione maggiormente emissive. Un chiaro esempio di fiscalità italiana che non sostiene l’elettrificazione è la tassa di immatricolazione, che nella maggior parte dei Paesi europei è legata al potenziale emissivo di gas serra.

 Sugli incentivi all’acquisto, l’Italia rappresenta poi un’eccezione ancor più negativa. Oltre a offrire, nel confronto con le altre nazioni, un sostegno economico modesto agli acquirenti di veicoli elettrici a batteria (BEV), il nostro è praticamente l’unico Paese in Europa a prevedere incentivi per l’acquisto di automezzi con emissioni fino a 135 gCO2/km”

 

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